Daniele Passarella
Capita spesso a noi esseri umani di città di meravigliarci alla vista di un animale. Di spalmare la faccia contro il vetro della macchina e di ammirarlo come se fosse una creatura aliena, strana, perlomeno curiosa.
Rimaniamo a bocca aperta quando vediamo la natura crescere in posti considerati da noi impossibili. Quando si insinua tra le spaccature del cemento rovente o tra le piastrelle dei balconi. Quando germoglia in posti in cui era stata cancellata.
Questo è solo uno dei tanti pensieri balenati in mente quando si è creata la possibilità di costruire un orto sul tetto della macchina-nave di Ozanam.
Un edificio considerato patrimonio della città in quanto unico esempio di architettura futurista in Torino ma lasciato per troppo tempo nel degrado. Va riqualificato e nel 2016 si presenta un’occasione unica.
Ortialti è un associazione no-profit appena nata. Si occupa della divulgazione e sperimentazione di pratiche di orticoltura urbana e rigenerazione di aree sotto-utilizzate della città, attraverso il coinvolgimento dei cittadini nella cura degli spazi. Avviene l’incontro, nasce la discussione con una domanda.
Il 20% delle superfici urbane è occupato da tetti di catrame, non utilizzati e scarsamente accessibili. Perché non renderli più vivibili trasformandoli in orti e giardini pensili?
In poco tempo nasce il progetto.
155 metri quadri di orto, 29 tipologie di ortaggi differenti, 3 arnie che ospitano più di 100 000 api che producono nei mesi tra maggio e ottobre più di 100kg di miele. Ritagli di natura ricavati dai tetti del quartiere.
Ecco che la coltivazione di prodotti a km zero diventa anche l’opportunità di creare attività sociali fra persone di età e culture diverse.
Far vedere ai bambini da vicino come lavorano le api e quanto sono importanti per il nostro ecosistema; coinvolgendo i pensionati del quartieri che hanno voglia di insegnare e raccontare qualcosa sulla loro vita.
Aneddoti, racconti, gesti che sono patrimonio della comunità intera e che spesso non abbiamo il tempo di cogliere perché troppo impegnati a correre da un appuntamento all’altro.
Una nuova piazza dove potersi incontrare, sorridere e confrontarsi. In un ciclo perenne che si autoalimenta e diminuisce di molto i consumi del ristorante.
Le api, essenziali alla vita, permettono alle piante di riprodursi e di produrre ossigeno in una città soffocata dallo smog come Torino. Le piante così crescono rigogliose e spontanee offrendo le sue materie prime, permettendo all’uomo di studiare e pensare come utilizzarle in cucina.
E lo abbiamo fatto. Una parte dei prodotti viene di usata direttamente nella cucina-fucina delle nostre Fonderie Ozanam in un ottica di cibo a m0. La restante parte invece trova la sua metamorfosi in vasetti alimentari il cui filo conduttore sarà il miele. Zero sprechi per un risultato gustosissimo.
La volontà è quella di creare un’occasione per fermarsi, prendere un grosso respiro e rilassarsi mentre si osserva il tramonto dal tetto dell’edificio o mentre si innaffia l’orto.
Frammenti di tempo. Minuti necessari alla nostra vita che ci permetteranno di conoscere quello che ci circonda e di non meravigliarci più di fronte a quello che è il mondo naturale.