Daniele Passarella
Scopriamo insieme la storia della cooperativa sociale Meeting Service, oggi conosciuta come Fonderie Ozanam
È il 1988, spalline e pantaloni a vita alta lasciano lentamente il passo ad abiti colorati ed oversize.
Sono anni di eccessi, di stravaganza in cui tutto sembra realizzabile, accessibile.
Il cellulare sta per diventare uno degli oggetti più diffusi, mentre l’Italia due anni prima diventava il quarto paese al mondo a connettersi ad una rete internet.
Siamo nel sottoscala di una chiesa, lo spazio non è molto.
Delle sedie occupano il centro della stanza, sono state riposte con cura, ordine, ed è qui che si tiene la prima riunione della cooperativa Meeting Service.
Meeting come incontro, service come servizio: incontro di servizi.
Perché in inglese?
Forse si voleva essere internazionali, bisognava pur darsi un tono.
L’idea della cooperativa sociale in realtà frulla nella testa dei fondatori già da qualche tempo
Sono insegnanti delle medie che vivono nelle periferie, vedono ragazzi tutti i giorni e si accorgono più di chiunque altro sia della loro difficoltà a concludere gli studi, che nel trovare la loro strada.
Difficoltà che spesso si tramutano in tedio e rabbia per una società che tende a dimenticarli.
Il tempo è poco, perché gli insegnanti hanno già un lavoro e qui sono volontari, non perché vogliono ricevere un premio o una targhetta al merito, bensì perché ci credono veramente.
Credono in un futuro diverso, più inclusivo dove ognuno è libero di esprimere al meglio sé stesso.
La passione è tanta, strabordante, contagiosa.
Come possiamo aiutare i nostri ragazzi? Questo è ciò che si chiedono i volontari della cooperativa.
Beh, se non hanno voglia di studiare allora insegneremo loro qualcosa di concreto, ad esempio come si cucina, così toccheranno la farina, impasteranno.
Potranno dare libero sfogo alle loro idee, creatività e sogni.
È così che nascono i primi corsi professionali di cucina e sala, guidati da insegnanti delle scuole alberghiere, il tutto in un ambiente informale e allo stesso tempo professionale.
Fra formazione e pratica passa il primo anno e arriviamo al 1989.
I corsi hanno preso piede e adesso i ragazzi sono tanti.
A discapito di quello che si dice nei salotti televisivi e nelle vie, i ragazzi hanno molta voglia di imparare e di mettersi in gioco
Di nuovo il sottoscala, ancora le sedie, ancora una riunione.
Durante quell’estate del 1989 il caldo era asfissiante.
Ora si deve prendere una decisione, perché occorre più spazio, nuove attrezzature, un’aula dove fare didattica.
È qui che si decide di abbandonare il vecchio sottoscala per spostarsi in un piccolo negozio in via Santa Chiara, nel cuore di Torino.
Immagina due locali separati, da una parte l’ufficio, dall’altra parte della strada la cucina ed una saletta.
Bancone bar anni 80 e saracinesche da tirare su ogni mattina: questo sarà il cuore della cooperativa per vent’anni.
Inoltre occorre assumere qualcuno, ma chi?
Un cuoco, un educatore?
A Bruno, uno dei fondatori, viene in mente un ragazzo giovane che, fresco di studi, si affaccia al suo primo lavoro.
Bruno gli ha fatto il colloquio qualche giorno primo e ne è rimasto impressionato.
Il ragazzo si chiama Loris Passarella e anche se ancora non lo sa, diventerà l’attuale presidente della cooperativa.
Gli anni passano, la società italiana si evolve, progredisce ma non migliora; tira da una parte e mostra i nervi scoperti dall’altra.
Questioni dolorose che le periferie delle città italiane conoscono molto bene.
La cooperativa si espande, i corsi si ampliano.
Vengono accolte persone disoccupate, con certificata situazione di svantaggio che, all’interno della cooperativa imparano un mestiere per poi prendere la loro strada, spesso in rinomate realtà ristorative.
È qui che la cooperativa cambia nome o meglio viene aggiunta la parola Catering.
Per la prima volta nella città di Torino, dei ragazzi che partono da condizioni difficili possono mettersi alla prova sul campo di battaglia… e non è un modo di dire.
Chi ha lavorato nelle cucine sa bene di cosa stiamo parlando.
Si lavora a ritmo serrato, non c’è distinzione fra giorno e notte, fra luce e buio, occorre preparare decine di migliaia di panini da portare poi allo Stadio delle Alpi.
Taglia il pane, farcisci, impacchetta; ogni centimetro della cucina è ricoperto di panini. Quella volta erano 12.000.
Di storie da raccontare ne abbiamo tantissime, il ragazzo che chiudeva tutti gli specchietti delle macchine in via Foligno, chi si nascondeva nei frigoriferi o nella macchina dell’insegnante.
Le racconteremo tutte, tuttavia sono storie di persone come te, come noi, quindi è giusto che ogni storia abbia il suo posto e tempo preciso.
Ogni persona, allievo o maestro è un pezzo di ciò che siamo adesso, parte del nostro DNA, della nostra coscienza comune
Sono il nostro sorriso, la nostra forza, alle volte anche il nostro turbamento, perché fa parte del gioco.
Andiamo avanti veloce.
È il 2006, quando l’Italia batte la Francia nella finale della Coppa del Mondo, le strade si colorano di azzurro, clacson, cori e balli a non finire.
La circoscrizione 5 di Torino che collabora con noi da anni ha scelto il progetto Meeting Service da inserire nel cortile di via Foligno 14, in un ex fonderia.
Qui esistono già diversi laboratori di quartiere, sartoria, falegnameria, acconciature, cicli e motocicli, manca quello di cucina.
Ci buttiamo a capofitto, consapevoli che ci aspettano anni di lavoro duro, ristrutturazione, studio e formazione.
È così che nascono le Fonderie Ozanam, il primo ristorante il cui motore è la formazione per le fasce più deboli
Nella nuova sede di via Foligno 14 abbiamo un’ampia sala, tre cucine dove possiamo insegnare al meglio, un’aula dedicata alla didattica, una sala bar ed un ufficio.
Questa è l’attuale sede della cooperativa, un cuore che pulsa e si dirama nei vari locali gestiti in giro per la città, perché occorre contaminare i ragazzi di passione, impegno.
È questa la regola numero uno, ricordare ai ragazzi che sognare non è solo un diritto, è anche un dovere.
Anche se ti sei sentito messo da parte, emarginato o ritenuto non in grado.
Guarda noi delle Fonderie Ozanam.
Non siamo migliori di altri, semplicemente siamo andati avanti con la forza delle nostre idee, dei volontari, passando notti insonni al lavoro, ridendo ad alta voce, discutendo, condividendo impegno, gioia e dolori.
Perché non esiste una strada facile da percorrere, esiste solo quella che senti tua.
E siamo felici che le nostre si siano incrociate.